lunedì 19 marzo 2018

Roma la polizia carica il corteo solidale con i kurdi a Afrin

Corteo per Afrin a stazione Termini: manganellate della polizia


Mobilitazione della comunità curda a Roma, corteo selvaggio nella stazione Termini e cariche della polizia.

Questa mattina le truppe turche e jihadiste sono riuscite a entrare ad Afrin. Le poche notizie che riescono a trapelare dalla zona di guerra parlano di scene di inaudita ferocia da parte degli invasori nei confronti di civili e prigionieri; alcuni combattenti curdi sono stati decapitati in piazza, mentre le bandiere e simboli delle unità di protezione popolare sono distrutti e dati alle fiamme.
Le YPG e YPJ resistono ancora nelle strade di Afrin per coprire la fuga dei civili, ritirata rischiosissima visto che la Turchia ha bombardato a più riprese le carovane dei profughi.
A Roma, nel tardo pomeriggio, si è tenuta una mobilitazione chiamata dalla comunità curda e gruppi di solidali. Decine di persone si sono radunate in presidio, per poi muoversi in corteo spontaneo all'interno della Stazione Termini, nonostante il divieto della polizia.
Cori e interventi al megafono hanno voluto sottolineare la responsabilità dell'Italia e dei paesi UE in questo genocidio, portato avanti da un loro alleato, membro della Nato.
La polizia ha provato a fermare il corteo diretto all’uscita di via Marsala, manganellando a più riprese e aprendo la testa di una ragazza.

giovedì 15 marzo 2018

Pavia. La Digos protegge i fascisti; manifestazione sabato

di Rete Antifascista di Pavia


La DIGOS di Pavia sostiene che sia del tutto legale l’affissione di adesivi intimidatori fascisti sotto le case di una ventina di cittadini. Inoltre, informa di non essere riuscita a individuare il responsabile del gesto nonostante le immagini del colpevole siano state riprese dalle telecamere di sorveglianza. 
Posto che la sussistenza o meno di un reato non incide minimamente sulla gravità del fatto, nel Paese che ha inventato la mafia è preoccupante che la polizia “legalizzi” le minacce sul portone di casa. 
La DIGOS di Pavia non ha avuto la stessa cautela quando si è trattato, nel 2016, di denunciare trenta di noi antifascisti con accuse campate per aria che sono poi miseramente crollate.
Non ci stupisce che i fascisti alzino la testa sapendo di poter godere di un atteggiamento così morbido da parte delle istituzioni.
Si rafforza la necessità di scendere in piazza sabato pomeriggio dalle 14:30 in piazza Italia, per un corteo che rivendichi l’orgoglio di essere antifascisti. Saranno distribuiti altri adesivi!
QUI ABITANO GLI ANTIFASCISTI
Manifestazione antifascista sabato 17 marzo H 14.30, Piazza Italia

lunedì 12 marzo 2018

Per Francesco Lorusso ucciso dallo stato di polizia, con l'appoggio del PCI. Francesco vive nelle lotte!

Dal libro "In Ordine Pubblico" di autori vari - 2003 - curato da Paola Staccioli - Editore Associazione Walter Rossi




La mattina dell'11 marzo 1977 a Bologna, in seguito a un contrasto sorto nell'Istituto di Anatomia fra alcuni militanti del movimento e il servizio d'ordine di Comunione e Liberazione, i giovani del gruppo cattolico si barricano all'interno di un'aula, invocando l'intervento delle forze di polizia. Appena giunti sul posto, con mezzi spropositati, i carabinieri si scagliano contro gli studenti di sinistra intenti a lanciare slogan. La carica fa subito salire la tensione. Nel corso degli scontri successivi, che interessano tutta la zona universitaria, Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme ai suoi compagni, per cercare riparo. Muore sull'ambulanza, durante il trasporto in ospedale. Alcuni testimoni riferiranno di aver visto un uomo, poi identificato nel carabiniere ausiliario Massimo Tramontani, esplodere vari colpi, in rapida successione, poggiando il braccio su un'auto per prendere meglio la mira. Lo sparatore, arrestato agli inizi di settembre e scarcerato dopo circa un mese e mezzo, sarà in seguito prosciolto per aver fatto uso legittimo delle armi.

Quando si diffonde la notizia dell'assassinio, migliaia di persone affluiscono all'Università. Dopo che il corteo, partito nel pomeriggio, viene disperso da violente cariche, una parte dei manifestanti occupa alcuni binari della stazione ferroviaria, scontrandosi con la polizia, mentre altri si dirigono verso il centro della città e sfogano la propria rabbia anche infrangendo le vetrine dei negozi. Le iniziative di protesta dei giorni successivi sono duramente represse. Numerosi i fermi e gli arresti. Finiscono in carcere, tra gli altri, i redattori di Radio Alice, emittente dell'area dell'Autonomia Operaia chiusa dalla polizia armi alla mano. 
I fatti di Bologna caricano di tensione l'imponente corteo nazionale contro la repressione che si svolge il 12 marzo a Roma. Bottiglie molotov vengono lanciate contro sedi della DC, comandi di carabinieri e polizia, banche, ambasciate. Gli scontri nelle strade sono violenti, e in alcuni casi si svolgono a colpi di arma da fuoco. 
Ai compagni, ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce intanto di svolgere il funerale in città e di allestire la camera ardente nel centro storico, mentre il contatto ricercato dai militanti del movimento con i Consigli di Fabbrica e la Camera del Lavoro è reso difficile dalla posizione intransigente assunta dalle organizzazioni della sinistra storica. La frattura con il PCI raggiunge il suo apice nella manifestazione contro la violenza, organizzata per il 16 marzo a Bologna dai sindacati confederali, con la partecipazione, tra gli altri, della DC, partito che il movimento aveva indicato quale principale responsabile dell'assassinio. In quell'occasione al fratello di Francesco fu vietato l'intervento dal palco.



Antifascismo ora - Ripartire da Macerata e da un documento giusto e importante

Si riparte da Macerata. Ma per andare dove?


Di Antifa Macerata

Note sulla frammentazione dell’antifascismo istituzionale e la ricostruzione di un nuovo antifascismo da parte degli antifascisti di Macerata.

Partiamo da un punto base. Gli eventi di Macerata nelle scorse due settimane non sono stati pura casualità né, tantomeno, imprevedibili atti di follia. Sono l’espressione della crescente, putrida marea da cui riemerge il neo-fascismo. Questa marea ha origine nell’abbandono istituzionale, nella repressione sociale e nell’assistenzialismo de-umanizzante e produce un conflitto tra poveri. Incoraggiato dai media come dalle forze parlamentari, questo conflitto ci spinge a farci a pezzi tra di noi per qualche briciola. Il fetore della marea si sta espandendo in tutta Europa ma, abbiamo imparato nostro malgrado, trova le sue espressioni più pungenti nelle provincie insospettabili: in territori apparentemente pacificati, nelle chiese brulicanti, nell’associazionismo democristiano, in gruppi Facebook apparentemente innocui e campanilistici e nei bacini elettorali che si definiscono “di sinistra”. Eppure, il 10 Febbraio ci suggerisce che è proprio da queste stesse province che dobbiamo ripartire perchè territori dove le relazioni umane sono più fitte, l’opinione pubblica più facilmente influenzabile, le assemblee popolari più visibili e le forze in campo, incluse quelle statali, meno strutturate. Qui l’antifascismo militante si fa anche semplicemente stando in strada, andando a lavoro o sedendo al bar e gli scazzi si gestiscono, volenti o nolenti, davanti a quello stesso bancone.

Questa considerazione, seppur radicata in un contesto di provincia, ha origine nelle riflessioni condivise con tutte quelle realtà urbane che negli anni hanno portato avanti la lotta con costanza e 
senza le quali il corteo del 10 febbraio non sarebbe stato possibile. Nelle scorse due settimane, a Macerata, ci siamo trovati a gestire una situazione che sembrava essere fuori dalla nostra portata — di Noi Antifa Maceratesi come di tutti collettivi e le realtà territoriali con cui abbiamo collaborato — e l’unico modo per affrontarla è stato quello di assumere un atteggiamento di irremovibile umiltà. Irremovibile perché non abbiamo voluto cedere di un passo e abbiamo messo i nostri corpi in campo di fronte alle minacce di Minniti o ai tentativi di gruppi neo-fascisti di trovare spazi d’azione nel nostro territorio. E al contempo di umiltà perché siamo tornati a collaborare con realtà territoriali con cui, lo ammettiamo, non dialogavamo da anni, accettando che queste fossero in grado o disposte a percorrere strade che noi, per nostra indole, non ci sentiamo di intraprendere.

Come abbiamo detto dopo il 10 febbraio – e le piazze di Piacenza, Bologna, Venezia, Napoli, Torino, e Palermo hanno dimostrato, e molte altre continueranno a dimostrare – SI RIPARTE DA MACERATA! Ma ora l’euforia del corteo è passata e l’energia va trasformata in lavoro quotidiano. Le domande sono molteplici. Con la stessa irremovibile umiltà vogliamo provare ad offrire delle risposte a partire dalla nostra esperienza. La nostra speranza è che queste risposte possano risuonare in altri territori e stimolare azioni dirette, le cui declinazioni siano di volta in volta radicate nel sentire e nel metodo di ognuno.

CON CHI RIPARTIAMO?
Gli eventi di Macerata, con il preambolo del corteo antifascista a Genova e le successive mobilitazioni a Piacenza, Bologna, Venezia, e Napoli, hanno messo fine alla farsa dell’antifascismo istituzionale italiano, sia nelle sue forme organizzative verticiste e centralizzate (ANPI, ARCI, CGIL e LIBERA), che in quelle più propriamente rappresentative (partiti politici parlamentari e istituzioni locali). Il quadro si fa mano a mano sempre più chiaro. Il ministro Minniti, a parole antifascista, non solo ha lasciato spazio alle organizzazioni neo-fasciste che hanno rivendicato la tentata strage di Macerata ma le ha protette dai cortei antifascisti con manganelli, cannoni d’acqua e lacrimogeni. Le istituzioni locali, in un territorio con una forte storia di Resistenza come il nostro, hanno risposto creando un clima di paura e tensione nei confronti del corteo antifascista e non verso chi ha rivendicato l’attentato. Non pago, di fronte al presunto arrivo dei “vandali”,il Sindaco Romano Carancini ha chiuso le scuole, incoraggiato la cittadinanza a barricarsi in casa e invitato i commercianti a nascondersi dietro pannelli di compensato e persiane chiuse. Da parte loro, i politicanti delle segreterie nazionali di Anpi, Arci, CGIL e Libera hanno messo in campo una goffa manovra politica finendo esclusivamente per spezzare le loro organizzazioni. In un primo momento, hanno cercato di appropriarsi della massa di gente che si sarebbe riversata su Macerata. Fallita questa

lunedì 5 marzo 2018

I fascio-populisti Grillo/Salvini 'vincono' le elezioni - combattere il governo di destra reazionaria che comunque si prepara

Combattere nelle fila proletarie e popolari la demagogia fascio populista grillina/leghista
contando sulla verifica dei fatti di 'governo ' e di
'parlamento'




espellere a calci dalle file della sinistra comunista e dalle aree di sinistra i filogrillini




proletari comunisti/PCm Italia
5 marzo ore 00.30

Potere al popolo - di buone intenzioni è lastricato l'inferno - il morto ha mangiato il vivo - nessun danno alla borghesia e al riformismo istituzionale - danno all'opposizione proletaria e rivoluzionaria

Viola Carofalo – una sciagura piccolo borghese

Appena uscito su Il Fatto Quotidiano! Grazie a Fabio Marcelli!
"Secondo molti sondaggi in circolazione Potere al Popolo andrà ben oltre la soglia del tre per cento e potrà quindi schierare nel prossimo Parlamento una combattiva e decisiva pattuglia di rappresentanti del popolo italiano. Questo nonostante un costante boicottaggio da parte dei mezzi di comunicazione di massa, con poche eccezioni. Il punto tuttavia non è questo. Se anche fosse stato certo il contrario e cioè che Potere al popolo fosse destinato a non superare il quorum, io lo avrei ugualmente votato e con me molte e molti altri."




domenica 4 marzo 2018

La feccia nazifascista usa metodi intimidatori contro gli antifascisti

Pavia.

di Redazione Contropiano



“Qui ci abita un antifascista”. Adesivi con questa scritta sono stati attaccati la scorsa notte all’ingresso delle abitazioni di diversi attivisti pavesi impegnati contro fascismo e razzismo.

Sugli adesivi compare il simbolo della rete antifascista barrato. A scoprirlo sono stati oggi gli stessi attivisti, tra i quali anche alcuni indagati per una manifestazione antifascista svoltasi a Pavia a novembre. Tra le abitazioni “marchiate” con gli adesivi fascisti, ci sono anche quelle dell’assessore alla cultura Giacomo Galazzo, esponente di LeU, di alcuni attivisti dell’Anpi locale e delle Rete Antifascista.

Su questa intimidazione fascista è stata aperta una inchiesta che sarà bene che non lasci zone d’ombra.
Proprio a Pavia alcune settimane fa abbiamo visto i fascisti e gli agenti di polizia caricare insieme contro gli antifascisti. Chi poteva conoscere gli indirizzi degli antifascisti pavesi? O i fascisti hanno cominciato una schedatura di massa o qualcuno gli ha passato gli indirizzi.

E’ bene ricordare che su richiesta della stessa Procura le accuse contro gli 23 antifascisti indagati per la manifestazione del 5 novembre 2016 erano state archiviate. Le accuse mosse dalla Questura, addebitavano ai manifestanti ben otto ipotesi di reato. Le ricostruzioni e le immagini – fornite dalla stessa Questura! – hanno convinto PM e GIP dell’infondatezza delle accuse, come sostenuto dai legali della Rete Antifascista in una memoria difensiva: per i magistrati non c’è stata resistenza aggravata a pubblico ufficiale, nessuna violenza o minaccia contro gli operatori delle Forze dell’Ordine, nessuna istigazione a delinquere. Sono invece ancora aperte le indagini per altri sette manifestanti, solo per reati minori e contravvenzioni, legati alle prescrizioni formali della Questura: ma anche per questo aspetto, la Rete Antifascista fornirà elementi importanti per chiudere la vicenda. La Rete Antifascista Pavia, nell’esprimere solidarietà e dare sostegno concreto a chi – studenti, lavoratori, pensionati, madri e padri, autorevoli componenti della società civile – ha subito così pesanti accuse, di cui si rivela oggi l’assoluta infondatezza, prende anche atto che Prefetto, Questore e il capo della DIGOS, in carica al tempo dei fatti, sono stati intanto trasferiti lontano da Pavia, come era stato invocato da subito dalla Rete.

Qui di seguito una nota del circolo ANPI di Pavia su quanto accaduto questa notte

NON SI PERDONO LE VECCHIE ABITUDINI
Ennesima gravissima provocazione fascista :stamattina militanti antifascisti pavesi hanno trovato questo adesivi sul citofono delle loro abitazioni private. Un gesto che evoca i peggiori ricordi della Germania nazifascista
Non ci facciamo spaventare da questa intimidazione che è l’ennesima conferma del clima violento che sta crescendo anche a Pavia.
Vicini e solidali con le compagne ed i compagni violati
Ora e sempre resistenza.

GIU' LE MANI DA LAVINIA!




Si attendono provvedimenti contro la maestra che ha insultato i poliziotti a Torino, durante gli scontri con gli antagonisti. E’ un caso da manuale rispetto alla inidoneità al ruolo educativo dei bambini. Difficile non pensare a un allontanamento, dopo una testimonianza video inequivocabile

.Lavinia Flavia Cassaro, insegnante di scuola elementare e media all’Istituto comprensivo Leonardo da Vinci, giovedì scorso, è stata filmata e fotografata in quell’atto di sfida contro il cordone di sicurezza predisposto dalla questura di Torino per impedire a 500 antagonisti «antifascisti» di raggiungere l’hotel dove era in corso il comizio del leader di CasaPound, Simone Di Stefano. Vicina ai centri sociali e solidale alla lotta No Tav, è stata avvicinata da un inviato di Matrix, ed ha rincarato la dose: «Ho augurato la morte a polizia e carabinieri - ha spiegato - perché stanno proteggendo il fascismo».“Una montatura, criminalizzano gli antifascisti"